giovedì 1 ottobre 2015

Annie, la donna delle libertà

Almanacco del 1 Ottobre:



Annie Wood Besant in favore del suffraggio femminile
Annie Besant in uno dei suoi primi ritratti.
Credits: Wikipedia






Nata il 1 ottobre 1847 a Londra Annie Wood Besant nacque in una famiglia borghese dell’epoca vittoriana.
A 19 anni sposò il vicario Frank Besant da cui ebbe due figli. Il suo carattere molto indipendente, amante della libertà, le procurò parecchie frustrazioni nella vita domestica a cui cercò inizialmente di reagire scrivendo storie per bambini che ebbero anche un certo successo ma, come da costume dell’epoca, i guadagni furono tutti trattenuti dal marito poiché le donne sposate non avevano il diritto di proprietà. Nella sua opera sul matrimonio, "Il Matrimonio, come era, come è, come dovrebbe essere"del 1878 scriverà infatti proprio sui diritti delle donne sposate mettendo in luce che in realtà la donna, nonostante il passare dei secoli e delle varie società: romana, ebraica, medievale, non aveva acquisito diritti e tutto si basava su un principio cardine: "L'uomo e la donna sono un'unica persona" per cui però questa persona era di fatto il marito. La donna non era proprietaria del suo corpo, della sua reputazione, di se stessa" . Non era infatti in grado di richiedere un risarcimento per danni, anche morali, perchè la legge non la riconosceva se non sotto la tutela del marito. [1] 




Annie Besant nel 1880.
Credits: Wikipedia

Nel frattempo Annie cominciò anche a relazionarsi con il suo credo mettendo in discussione la propria fede e quando arrivò a rifiutare la comunione il marito, pastore protestante, chiese il divorzio.
Abbracciò quindi una visione secolare dello Stato rinnegando completamente la sua vecchia fede cristiana. Strinse una salda amicizia con Charles Bradlaugh, capo del movimento secolare britannico con cui scrisse numerosi articoli, tra cui uno sul controllo delle nascite nella classe operaia che suscitò ampie polemiche che la portarono fino in tribunale  e ad essere giudicata colpevole.


Dopo che la sentenza a 6 mesi di prigione fu ridimensionata in Appello, essa scrisse una sua opera sulla necessità della limitazione delle nascite nella classe operaia intitolata “La legge del popolo” in cui dalle leggi di riproduzione naturale che coinvolgono vegetali ed animali, dalle teorie di Darwin a quelle dei primi sociologi come Malthus e Stuart Mill, analizza le condizioni ambientali e sociali che condizionano la riproduzione umana e ravvede nelle guerre, nell'insalubrità dei luoghi di lavoro, nelle abitazioni troppo piccole che non garantiscono spazio ai suoi abitanti con episodi frequenti di bambini rimasti schiacciati durante il sonno perchè si dorme tutti in uno stesso, solo, letto, nonchè nella prolapsus uteri soprattutto nelle donne povere che subito dopo aver partorito devevano tornare al lavoro e non potevano dare ai propri muscoli il tempo fisiologico per riprendersi, le  condizioni che fino ad allora avevano regolato la crescita demografica ma che con il miglioramento della società erano destinate a scomparire, favorendo però un aumento della popolazione mondiale a cui non si sapeva far fronte soprattutto in considerazione delle risorse disponibili, da qui la necessità di un controllo demografico e quindi delle nascite.
Annie  Besant nel 1922
Credits: Wikipedia

Analizza quindi varie posizioni e soluzioni proposte come quella di Malthus che vorrebbe matrimoni differiti fino al momento in cui un uomo non era in grado di mantenere i propri figli, una soluzione tuttavia impraticabile per motivi etici, sentimentali, nessun uomo nè nessuna donna avrebbe accettato di restare celibe proprio nel mezzo della gioventù sia, adduce Annie, per motivi sanitari poichè l'astinenza sessuale era alla base di disturbi di salute documentati ad esempio nel Dizionario di Scienze Mediche di M. Villamay che provocavano isteria nella donna e spermatorrea nell'uomo. Annie quindi propone dei metodi contraccettivi per le donne, da una soluzione da inserire nel diaframma ad un raschino di utilizzo indiano ad un tampone vaginale e fornisce i nomi e gli indirizzi di quei medici che forniscono questo "servizio" a cui rivolgersi. [2]
L’idea di un controllo sulle nascite da parte della donna suscitò però scandalo e molti giornali dell’epoca, compreso il Times, definirono quest’opera “oscena” ; il marito, sulla base dello scandalo, le portò via i figli facendole revocare a vita la custodia.


L’amicizia con Charles Bradlaugh la portò a conoscere molti esponenti politici soprattutto socialisti come tra l'altro il commediografo George Bernard Shaw.

Dopo aver aderito alla Fondazione Nazionale Socialista, creò la sua rivista “Il Link” dalla quale continuò a sostenere i suoi punti di vista e a fare le sue rimostranze sulle condizioni, avulse da ogni diritto, in cui le donne dovevano lavorare, soprattutto sostenne, nello specifico, le precarie condizioni di igiene e salute delle operaie della fabbrica Bryant & May.
Aiutata infatti da alcune operaie della fabbrica scrisse l’articolo “ Le schiave bianche di Londra” pubblicato sulla sua rivista nel 1888, mettendo in luce le paghe inique delle donne che lavoravano anche 16 ore al giorno e i problemi di salute connessi al loro lavoro come il pericolo delle esalazioni del fosforo, alto elemento cancerogeno, che faceva cadere i capelli, e rendeva gialla la loro pelle.
Le operaie però che avevano passato ad Annie le informazioni furono licenziate dalla fabbrica.
Annie le aiutò creando il loro sindacato di cui divenne la leader. Proclamò quindi il primo sciopero che ebbe risonanza a livello nazionale. Dopo tre settimane la fabbrica annunciò il reinserimento delle operaie licenziate e nel 1901 il direttore della fabbrica, dato la cattiva pubblicità derivata dai fatti, decise di abolire l’uso del fosforo.
L’iniziativa inoltre ispirò la nascita dei sindacati in tutto il paese.

Nel 1889 AnnieWoodBesant fu eletta membro del Consiglio della scuola di Londra. Le sue iniziative per le scuole londinesi si caratterizzarono per favorire le classi sociali più deboli che furono supportate ad esempio con un pasto per tutti i denutriti e visite mediche gratuite in tutte le scuole elementari.
Nel 1890 si convertì, dopo un’intervista con Madame Blavatsky che la inventò nel 1875, alla Teosofia, basata sull’idea induista del karma e della reincarnazione.
Si trasferì quindi in India rimanendo sempre attenta alle esigenze delle donne, continuò infatti a scrivere articoli e lettere sui diritti della donna e nel 1911 appoggiò il movimento suffragista in favore del voto alle donne tornando anche a Londra come una delle voci più autorevoli che sostennero il movimento.

Annie Besant in India nel 1897.
Credits: Wikipedia

Anche in India si rivelò animo sensibile e portò avanti la causa dell’indipendenza indiana creando il primo partito politico “The Home Rule League” che chiedeva maggiori diritti di partecipazione e rappresentanza per l’India. Durante però la prima guerra mondiale le autorità britanniche ritennero pericolose le rimostranze mosse dalla Besant che venne quindi arrestata.

Questo portò alla reazione del Congresso e della Lega mussulmana che ne richiesero la scarcerazione con una lettera firmata tra l’ altro anche da Ghandi; fu liberata in settembre con la promessa da parte del governo inglese di importanti concessioni finalizzate all’indipendenza del paese come poi avvenne dopo la fine della guerra grazie anche alla leadership che si era accentrata ormai intorno a Ghandi.

Annie Besant morì in India il 20 settembre, 1933.

Annie Besant fu indubbiamente una figura emblematica della sua epoca e un riferimento di lotta per i diritti e la libertà nel suo più ampio respiro, tant'è che oggi perfino Google nella sua versione americana le regala il doodle commemorativo per  quello che sarebbe stato il suo 168° compleanno.
Il doodle di Google dedicato ad Annie Besant ritratta con in mano il New India.
Credits: Google



[1] A. BESANT, "Marriage, As It Was, As It Is, And As It                                          Should Be: A Plea For Reform", 1878;
[2]A. BESANT, " The Law Of Population", 1877


                                               Traduzione a cura di Silvia Palandri



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Alcuni suoi scritti:


sulle donne:

The Political Status of Women (1874)
The Law Of Population (1877)
Marriage, As It Was, As It Is, And As It Should Be: A Plea For Reform (1878)


sulla religione:

Why I became a Theosophist (1889)
Introduction to Yoga (1908)
Occult Chemistry
Esoteric Christianity




Bibliografia:
 BESANT Annie, "Autobiografia - Una mistica femminista fra Otto e Novecento" , Ed. Le Lettere. 2002.




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martedì 29 settembre 2015

Ma tutto questo Alice non lo sa...



Alice e brucaliffo che la guida a trovare se stessa e sapere cosa volere
Non capisco tutto il clamore che quest’anno la neo eletta Miss Italia ha suscitato nell’opinione pubblica, io credo che invece vada rispettata per aver esternato una sua opinione seppur in maniera goffa e impacciata e che vada ringraziata perché ha ragione Alice, che non ha ancora incontrato il suo brucaliffo e vive ancora nel paese delle meraviglie, ad avere la curiosità di conoscere come sarebbe stato vivere in Italia durante la guerra, come avrebbe vissuto lei, da donna il periodo bellico perché nessuno nella sua giovane età evidentemente le ha mai parlato di tutte quelle donne, tante, che non si sono arrese alla belligeranza, alla barbarie, alla povertà, all'odio, alla loro condizione di donne che le voleva solo madri e mogli e che poi le ha incoraggiate ad avere un ruolo attivo, importante, essenziale che ha permesso a tutti e a tutte di conquistare la libertà, la stessa di cui ancora oggi noi possiamo godere, per poi però essere rilegate nel dimenticatoio della riconoscenza e rimesse, per la maggior parte, nei canoni distintivi “donneschi” e così destinate all'anonimato e all'oblio della storia e dei posteri.



La necessità di ridare il giusto peso alle donne, alla loro presenza  e alle loro gesta  con cui hanno contribuito a fare la storia è reale, niente affatto euristica, esclusiva delle femministe ma un atto dovuto verso la storia stessa che acquisterebbe una nuova dimensione senz'altro più completa;
verso le donne stesse protagoniste reali degli avvenimenti del mondo;
verso tutte noi perché non si pensi che siamo state solo figlie di Eva, rimaste a guardare ed entrate 
nell'avvenire umano solo grazie alla beltà e agli imbellettamenti;
verso gli uomini affinché possano formarsi un’idea diversa da quella di una donna sempre e solo oggetto, vuoi nella storia “storica” ma anche in quella umana che la vede mezzo di ascesa sociale da una parte e oggetto sessuale per il fine maschile nel bene (madre) e nel male (mero oggetto di piacere) 
dall'altra, fraintendimento di una realtà dato anche da questa mancanza  che per molti è tra le concause di quella visione sociale dalla quale scaturisce la violenza sulle donne.


Gli studi sulle donne sono una realtà poco presente in Italia a differenza dell'esteroGli studi "sulle donne", Women's Studies, in Italia  risultano essere poco meno di una sessantina in tutta Italia, per una cifra percentuale che rimane vicina allo zero  per cento rispetto all'intera offerta formativa globale a fronte invece dei più dei mille corsi di Women's Studies attivi negli Stati Uniti. Corsi che qui da noi sono sempre meno ed interessano solo il livello accademico, per non parlare degli sporadici master e degli ancor più esigui dottorati.
Per evitare allora di guardare il dito e perderci la luna, bisognerebbe spostare la discussione su un altro livello e cioè proporre con risolutezza  corsi che diano giustizia alle vicende di tutti e tutte noi, con programmi e libri di testo inclusivi della presenza e del ruolo delle donne a tutti i livelli di insegnamento scolastico, come si spera di trovare nelle linee guida che in questi mesi il MIUR sta preparando per attuare l’art.16 della Legge n. 107, sulla “Buona Scuola”,  così da farci “scoprire” che nel Medioevo c’era un’Eleonora che difendeva la sua Arborea contro le Repubbliche Marinare, ideatrice di un’organizzazione sociale e territoriale sarda durata fino alla prima metà dell’Ottocento;
che in Francia c’era una Caterina che civilizzava con l’uso delle posate, di indumenti intimi e di buone maniere prettamente toscane quello che sarà poi nei secoli avvenire identificato come lo stato della raffinatezza e del bon-ton per antonomasia;
che non ci fu solo una Rivoluzione e la sua Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino ma anche un’ Olympe, ad esempio,  che ci perse la testa per rivendicare l’uguaglianza femminile e lo fece letteralmente;
che le Giardiniere furono quel Risorgimento di tutte e tutti noi;
che una Anna, di origine russa, già rivendicava i diritti delle lavoratrici;
per non parlare di tutte quelle letterate, erudite, scienziate ed artiste (pittrici, musiciste, ceroplaste…), nelle diverse epoche, che incantarono il loro suòl natio e che diedero pregio e divennero orgoglio dei loro contemporanei ma pagine bianche per i posteri; pagine bianche da riempire perché altrimenti… “tutto questo Alice non lo sa”.




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Gli studi di genere riempirebbero pagine bianche lasciate dalla mancanza storiografica



venerdì 24 luglio 2015

Amelia che ci insegnò a volare


Almanacco del 24 Luglio:








Oggi ricorre il 118° anniversario della nascita di Amelia Mary Earhart, nata il 24 luglio del 1897 in Kansas.
Prima aviatrice.

Con il suo coraggio e la sua caparbietà Amelia riuscirà ad andare oltre tutti gli stereotipi della sua epoca, facendosi apprezzare come aviatrice pionieristica a discapito dei fallimenti di altri suoi colleghi uomini.


Scopre l’aviazione a 23 anni accompagnando il padre ad un raduno in California, a Longbeach, nel 1920 dove per la prima volta sale su un aereo per dieci minuti grazie ad un volo turistico. Poco tempo prima ha intrapreso gli studi infermieristici in Canada dove aveva raggiunto la sorella per poi tornare a New York e terminare gli studi da infermiera e prestare la sua professione in un ospedale militare durante la Prima Guerra Mondiale.
Nel 1922, facendo tanti lavori e lavoretti e grazie all'aiuto economico della sorella e della madre, riesce a comprare il suo primo aereo, di seconda mano, un Kinner Airster di colore giallo,  da lei “battezzato” Canarino.

Nel 1928 arriva il suo primo incarico, attraversare l’Atlantico a bordo di un Fokker F7 chiamato “Friendship”con i colleghi Stultz e il meccanico Gordon; arrivano in Galles ma gli elogi sono tutti e solo per lei, la prima donna che abbia mai attraversato l’Oceano, altre tre donne infatti in quell’anno erano morte nello stesso tentativo. Per questa impresa, al suo ritorno,  fu quindi accolta da una parata a New York e fu ricevuta, insieme al resto dell’equipaggio, alla Casa Bianca dal presidente Coolidge.

Scrive un libro su questa esperienza, intitolato "20 Hours - 40 Minutes", pubblicato dall’ editore George Putnam che fino ad allora aveva editato solo opere scritte da Lindbergh. Negli anni scriverà anche altre due opere: "The fun of it" e "Last flight".




Le sfide continuano incessanti e nel 1931 stabilisce il record di altitudine a 5.613 metri, nello stesso anno sposa l’editore Putnam che, nel frattempo, era diventato il suo manager organizzando voli ed apparizioni pubbliche e contribuendo a creare la fama di Amelia.
L’anno dopo è l’unica pilota che, dopo Lindbergh, riesce a compiere la trasvolata in solitaria da Terranova fino in Irlanda, anche se la meta era Parigi ma per problemi di meteo dovette atterrare nella campagna irlandese. Al suo ritorno riceverà la medaglia della Society National Geographic direttamente dal Presidente Hoover. Per Amelia la sua impresa aveva anche dimostrato l’esistenza di pari capacità intellettuali, di coraggio e prontezza tra l’uomo e la donna.


E Amelia sarà anche la prima donna a volare direttamente senza scalo da Los Angeles al New Jersey. Nel 1935, sempre disposta ad osare lì dove altri fallirono, fu la prima in assoluto ad attraversare il Pacifico dalla California sino alle Hawaii.  Diventa così la prima ed unica nell'aviazione fino ad allora ad aver trasvolato in solitaria entrambi gli Oceani.



Amelia Earhart diviene quindi un simbolo importante nell'immaginario popolare oltre che un’ icona di stile che arriverà a disegnare divise per le future  aviatrici, guadagnando due pagine su 'Vogue', e ispirando una linea di valigie e bauli da viaggio nonché una linea di abbigliamento sportivo.

Arriva così il 1937 quando, forte della sua esperienza e capacità, Amelia decide di voler fare il giro del mondo,  parte quindi da Miami, arriva in Sud- America, prosegue in Africa e di lì in Nuova Guinea;ormai le mancano solo 7000 miglia è ormai vicina all'isola dove c’è la guardia costiera ad aspettarla e con cui è in comunicazione da giorni ma Amelia pur  comunicando  la sua vicinanza all'isola parla di un’effettiva incapacità di riuscire a vederla... vani saranno gli ulteriori tentativi della Guardia costiera e le comunicazioni si interromperanno il 2 luglio 1937.


Lo stesso presidente Roosevelt autorizzerà le ricerche dell’aviatrice, spendendo 4 milioni di dollari pur di ritrovarla ma non se ne saprà più nulla…

Nel 2010,  sull'isola di Kiribati o Nikumaroro sono stati ritrovati i resti di una scarpa ‘Oxford’ degli anni ’30, proprio come quelle che indossava Amelia, vecchi trucchi e ossa umane, attribuite all'aviatrice. Incoraggiati da questi ritrovamenti i membri del Gruppo internazionale per il Recupero di Aerei Storici (TIGHAR- International Group for Historic Aircraft Recovery) hanno approntato una nuova spedizione sull'isola convinti che è stata proprio l’ultimo approdo della Earhart in base a quella che è stata ribattezzata “L’ipotesi dell’ isola Gardner” dall’ antico nome dell'isola. Il gruppo di spedizione infatti già nel 2012 aveva rivelato con un sonar onde anomale nell'oceano che potrebbero corrispondere alla forma di una fusoliera, quella dell’aereo della Earhart, la particolarità di questa ennesima spedizione della TIGHAR, che ne ha già fatte 22 in quella zona, è quella, questa volta, di essersi fatta seguire da più di una decina di volontari, turisti paganti che hanno aiutato a perlustrare la vasta foresta dell’isola in cerca di possibili testimonianze dell’aviatrice.



Tante rimangono comunque le teorie, anche le più fantasiose, che riguardano la sua scomparsa, alcune sono fondate su testimonianze secondo le quali Amelia nel suo ultimo viaggio acconsentì a montare sul suo apparecchio macchine fotografiche per svolgere contemporaneamente una spedizione di spionaggio tale però che fu catturata dai giapponesi nelle mani dei quali, morì. Altre teorie, che contraddistinguono più o meno tutte le morti misteriose, la vogliono invece rientrata sotto finto nome in patria, dove è morta anziana e serena  quale una certa Irene Bolan anche se esami specifici hanno sconfessato ogni possibile compatibilità.
Nel 2017 uno speciale della TV History Channel ancora sosteneva di aver trovato in una vecchia foto d'archivio la testimonianza di una Amelia Earhart viva e superstite nelle isole Marshall.

Il Doodle che Google ha dedicato ad Amelia Earhart
Credits: Google
In realtà di Lady Lindy, come veniva chiamata, non si sa più nulla, rimane però il suo esempio di tenacia e coraggio anche per tutte le altre donne, in una lettera al marito scriverà: “Ti prego di sapere che so il rischio che corro, voglio farlo perché ho voglia di farlo. Le donne devono provare a fare le cose esattamente come ci provano gli uomini. Quando falliscono, il loro fallimento deve essere la sfida per altri”.

Numerose le commemorazioni nella filatelia, nei film, l’ultimo del 2009 con l’interpretazione di Hilary Swank, e nei libri. 
A Giugno 2015 è stato tratto un film da alcuni frammenti ritrovati dal figlio del fotografo personale di Amelia che ha tenuto il rullino per più di cinquant'anni chiuso nel suo studio e che ritrae l’aviatrice, il suo copilota e il marito, girato tra il Marzo e il Maggio del 1937, pochi mesi prima quindi della scomparsa di Amelia; da questi frammenti si è ricavato il film intitolato “Gli ultimi scatti di Amelia Earhart” a cui è seguito il libro di una ottantina di pagine scritto da Nicole Swinford.




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Bibliografia:

v   20 Hours - 40 Minutes” , 1928, ed. Putman;
20 Hours – 40 Minutes : Our Flight in the Friendship”, 2003,           Ed. National Geographic.
v   The fun of it”, 1933; 
ristampa del 2006 a cura di Ed. Chicago Review.
v   Last Flight”, 1937;
Last Flight, The world’s foremost woman aviator recounts, in her own words, her last, fateful flight”, 1996, Ed. Crown Trade.


Biografia:

v   Amelia, my courageous sister: biography of Amelia Earhart: True Facts About Her Disappearance”,  1987, di Muriel Earhart Morrissey e Carol L. Osborne; Ed. Osborne Publisher.
v   Letters from Amelia, 1901-1937, 1982,  a cura di  Jean L. Backus, Ed. Beacon Press.




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giovedì 18 giugno 2015

Ernesta, la pittrice patriottica


Almanacco del 18 Giugno:


pittrice patriottica egregia nell'incisione
"Ernesta  Legnani  Bisi",  Eliseo Sala, 1843.



Ernesta Legnani in Bisi, fu un’artista di chiara fama e talento con una formazione accademica,  rara per le donne dell’epoca e una spiccata verve da patriota. Nata a Lugano o, per alcuni a Milano, nel 1788, il 18 Giugno, studiò incisione all’ Accademia di Brera con Giuseppe Longhi ma la sua realizzazione la trovò nella ritrattistica. Abile e dotata vinse nel 1810 il Premio di Disegno della stessa Accademia di Brera dove conobbe anche quello che di lì ad un anno sarebbe diventato suo marito, il Professore di pittura del paesaggio, Giuseppe Bisi, della nota e prestigiosa famiglia di pittori.

L’attività di Ernesta si espletò quindi soprattutto nei ritratti a cui amava dedicarsi specialmente quando come soggetti erano quelle figure da lei amate e stimate come Manzoni e con le quali condivideva anche e soprattutto un legame di velleità indipendentiste, così nacquero amicizie e simpatie tra lei e un’altra pittrice, Bianca Milesi Mijon, che le dedicherà “in pegno di cara e salda amicizia di cinque lustri ” la sua traduzione della biografia  “Prime Lezioni in Quattro tomi di Maria Edgeworth” nel 1834[1]. Un' altra importante amicizia  fu  la più nota Cristina Trivulzio di Belgiojoso, di cui sarà maestra di disegno e di cui eseguirà il ritratto suo e della madre, Vittoria dei Marchesi Gherardini. La sua simpatia per l’indipendenza  italiana la metterà in contatto con numerose delle così dette Giardiniere della Carboneria, tra cui la stessa Bianca Milesi, e con altri numerosi esponenti politici dell’epoca con cui scambierà opinioni, speranze  e rallegramenti, come quando scriverà a Cattaneo, nel 1848: “Venerdì, secondo giorno della nostra liberazione[2] e numerose altre lettere saranno poi scritte negli anni successivi anche dalla figlia maggiore Antonietta che seguirà, non solo a livello artistico, l’impronta della madre. Ernesta e Cattaneo si erano conosciuti durante le lezioni di giurisprudenza del Romagnosi, quando, intorno al 1820-1826, Carlo Cattaneo era ancora  un perfetto sconosciuto ma a quest’epoca risale proprio uno schizzo a carboncino della Busi di Cattaneo[3], firmato dall’autrice già affermata artista.
 
"Gaetana Agnesi", 1812, Ernesta Bisi
Ma come detto Ernesta era anche una fine incisora e infatti per la Pinacoteca del Palazzo Reale di Milano realizzò, su rame, riproduzioni di opere del Palma il Giovane, del Cavedoni, del Paris Borodone, del Francia e di Marco d' Oggiono tra il  1812-33 ma molto apprezzati erano anche i suoi Acquarelli.

Tra le sue opere vanno altresì ricordate le incisioni di Gaetana Agnesi e Vittoria Colonna su disegni di Maria Longhi per illustrare le “Vite e ritratti di illustri italiani” nel 1812.

Proprio in quegli anni tra il 1812 e 1813 Ernesta però aspetta la nascita della sua primogenita: Antonietta che viene alla luce nel 1813 e che come la mamma e il papà sceglierà una vita artistica che sarà però, come visto, più vicina alla sensibilità materna, Antonietta infatti si  dedicherà anch’essa ai ritratti nonché ad una posizione patriottica- indipendentista appunto come la madre Ernesta, scegliendo di ritrarre soprattutto i nobili liberali dell’aristocrazia milanese, quali  ad esempio Dandolo e Morosini.
Antonietta si perfezionerà nonostante abbia studiato con il padre e la madre, direttamente  all’Accademia di Brera sotto la guida di Hayez, che spesso era ospite dei coniugi Bisi e loro amico, la stessa Ernesta lo ritrarrà in uno schizzo a carboncino che è inserito nelle sue “Memorie” del 1849. Di diversa tempra e attitudine invece sarà la secondogenita Fulvia, nata nel 1818,  che, anch’essa dotata di talento artistico, sceglierà invece di seguire le orme del padre dedicandosi ai paesaggi.

Ernesta Bisi, morirà improvvisamente a Milano, il 13 Novembre 1859.






[1] FERRI Conte P.L., CASTRECA- BRUNETTI E., BANDETTINI T., “Biblioteca femminile italiana: raccolta, posseduta e descritta dal Conte Leopoldo Ferri”, 1842, Ed. Tipografia Crescini, pag. 236.
[2] AGLIATI Carlo, “Il Ritratto Carpito di Carlo Cattaneo”, 2002, Ed. CASAGRANDE, pag. 85.
[3] Ivi, pag. 40.



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mercoledì 6 maggio 2015

Espresso… what else??!





"Notte stellata",  Vincent van Gogh, 1889.
La nostra astronauta, la ormai Samantha nazionale, immersa nello spazio da mesi ha avuto in questi giorni i riflettori di importanti quotidiani al suo seguito e questo, si dirà, è un bene e non è una novità, in fondo si tratta di una missione spaziale internazionale e quindi degna di attenzione. Ma qual è l’oggetto di cotanto interesse che ha valso alla nostra astronauta articoli sui più importanti giornali internazionali dal NWTimes al Daily Mail al Hindu.com ? Ma nientepopodimeno che… “na tazzulella 'e cafè” che come ricorda nell'articolo del giornale statunitense una portavoce dell’agenzia che richiede l’anonimato, “rappresenta un elemento caratteristico della cultura italiana” mentre figure tecniche si apprestano a dare al “sorso spaziale” un sapore scientifico che mitighi questo gesto che sa un po’ di provincialismo dicendo che è stato utile per sapere come si comportano i liquidi caldi sotto pressione e di come ovviamente si è dovuta realizzare una macchinetta espresso del tutto particolare, attrezzata per lo spazio,  così come la tazza da cui berlo; a noi rimane comunque un sapore amaro in bocca, di quelli che rimangono quando forse hai assaporato con la mente ancor prima che con i sensi qualcosa di auspicato ma che poi si è rivelato una delusione, un sapore inaspettato che ti lascia amareggiata: “…la prima donna italiana in orbita” sta scritto
"Icaro", Henri Matisse, 1944.
e così pensavamo anche noi di poter rimirar le stelle ma niente anche nello spazio ci tocca preparare il caffè pur se per amore della scienza.
Chissà quale sarà il prossimo obiettivo? Per restare sulla scia…vedere come avere una messa in piega impeccabile in barba all’assenza di gravità; mezzi e strumenti consigliati: uno shampoo effetto capelli a posto in qualsiasi condizione terra- spaziale, altro che effetto anti crespo ; casco per permanete per studiare la reazione di aria calda sotto pressione e bigodini per analizzare la forza rotatoria. E poi di qui via verso nuove astrali avventure da scrivere nel diario di bordo dell’umanità per la nostra e la futura gloria terrestre che non venga mai offuscata da valutazioni di misoginia provinciale che potranno comunque sempre essere buttate tutte a tarallucci e vino, per la vana gloria nazionale e per l’ amore della scienza.




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venerdì 20 febbraio 2015

Anne che ispirò perfino Virginia


Almanacco del 20 Febbraio:


Anne Clough da sempre fu coinvolta nell'educazione di bambine, ragazze e donne


Nasce oggi, Anne Jemima Clough, prima Rettora di uno dei College femminili più prestigiosi, colei cui dobbiamo tutte qualcosa, perfino Virginia Woolf.

Anne, nasce il 20 febbraio 1820 a Liverpool da James Buthler Clough e da Anne Perfect. La sua famiglia di buone origini, dopo un tracollo finanziario cerca di riprendersi dedicandosi al commercio, così che suo padre si trasferisce a Liverpool per commerciare con il cotone, città dove sia Anne, sia i suoi fratelli nasceranno. A soli due anni però si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti, in Carolina sempre per seguire gli affari del padre, a Charleston. Qui però trascorse parte dell’infanzia solo con il suo fratello minore, visto che gli altri furono mandati in madrepatria per avere un’istruzione.


La vita per Anne in America non fu semplice perché i suoi, proiettati ancora solo verso la madrepatria, non le permettevano un’assimilazione con le persone del posto né le permettevano di frequentare la scuola per non perdere la loro identità inglese che il padre severamente non perdeva occasione di ricordarle. Lasciata sola anche dopo la partenza del fratello più piccolo che da buon maschio era partito anch’esso per ricevere un’istruzione in Inghilterra, Anne ebbe tante occasioni per riflettere sulla natura e condizione umana, soprattutto, guardando il porto che si vedeva dalle finestre di casa sua, poté riflettere sulla malvagità della schiavitù, che riuscì a “toccare con mano” grazie al fratello maggiore, Charles che, tornato in America, la portò con sé in un viaggio in Georgia, Virginia, Philadelphia, New York fino a Montreal. Nel 1863 tuttavia la famiglia abbandonò definitivamente Charleston per tornare in Inghilterra, a Liverpool. Tornati in città il padre di Anne decise, insieme con altri attivisti, di aprire una Scuola Nazionale Gallese dove Anne poté insegnare alle ragazze.

Anne, a differenza dei suoi fratelli, in quanto donna, come visto, non ebbe un’istruzione organizzata ma ricevette un’adeguata cultura a casa anche grazie alla mamma, appassionata di storia e letteratura, e ai numerosi libri che i fratelli le portavano da leggere. Così Anne oltre alla scuola gallese volle tenere corsi ad una scuola domenicale e perfino presso il suo domicilio a gruppi di ragazze, ormai adulte, per “dare loro consapevolezza del mondo in cui vivono[1].



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Purtroppo però la vita di Anne cambia drasticamente, il suo fratello più dotato per gli affari si ammala di febbre gialla a Charleston dove era tornato per affari e lì muore nel 1841, suo padre tracolla negli affari e la famiglia tutta, cade nell’ indigenza. Nel 1843 muore anche suo padre tornato dalle Americhe ammalato e prostrato. In queste condizioni la famiglia si sposta in una casa più piccola ed è costretta a farsi aiutare da parenti ed amici, Anne cerca una sua strada per aiutare la sua famiglia a restituire i soldi prestati, pensa così di diventare un'educatrice, di aprire una scuola a casa sua e nonostante lo scetticismo dei suoi familiari, l’iniziativa ha successo.
La sua scuola, anche se con sole 3-4 alunne, andrà avanti per ben quattro anni, fino al 1846 quando Anne deciderà di chiuderla ma rimarrà comunque ancora coinvolta nella scuola domenicale e in quella Nazionale, avviando anche un progetto di Letture per donne, da tenersi in itinere.


Placca apposta a Liverpool sul luogo di nascita di Anne,
dalla Società Storica di Lancashire e Cheshire,
foto di TonyMo22
Nel 1852 si trasferisce ancora una volta, ad Ambleside, con sua madre. Qui, istituisce una vera e propria scuola per bambine della classe media i cui genitori, spesso, non molto abbienti non avevano l’abitudine né la volontà di mandare i propri figli a scuola, tanto meno le ragazze; questa esperienza le sarà di grande importanza perché si metterà a confronto con un’organizzazione strutturata di un istituto vero e proprio, sorto ad Eller How; una sua alunna ricorderà: “Non posso mancare di riconoscere che il suo scopo era quello di metterci nelle condizioni di essere utili, donne che avrebbero saputo aiutare, capaci e caparbie, quando sarebbe arrivato il momento per noi di prendere la nostra parte di lavoro nel mondo[2].

Purtroppo i periodi difficili però non sono superati, nel 1860 muore sua madre e l’anno dopo  il suo adorato fratello Arthur a Firenze, dove Anne accorre al capezzale. Non c’è dubbio che questi anni sono per lei durissimi, i più difficili della sua vita, in cui, insegnamento a parte, si sente imprigionata in un’esistenza di difficoltà, contrapposte alla realtà che cominciava invece a sorridere alle donne, donando loro nuove possibilità di cui essa stessa a volte parla, così come si esprime su quelle donne che avevano avuto modo invece di potercisi dedicare: “Crescevano inquiete come uccelli, con la loro intensa passione, intensificata dalla loro voglia di fare[3]. La sua salute ebbe dei contraccolpi e medici e amici le consigliarono di riposarsi, di prendersi un periodo di riposo e di abbandonare la sua scuola. Decise quindi di seguire i consigli del medico e lasciò Ambleside per andare a vivere con la cognata, la moglie di Arthur e aiutarla a crescere e i loro tre figli. Ma prima di partire approntò la scuola affinché continuasse a restare aperta e funzionante. Nominò sua successora la Signora Fleming che la gestirà fino al 1894, The Girls’ Public Day School Company fu poi, nel 1906, la The Girls’ Day School Trust che ha, ad oggi, ben 29 scuole, aperte negli anni, per promuovere l’educazione femminile.
Anne tornerà comunque ogni anno a visitare la scuola e a seguire le “sue” alunne e ad interessarsi delle loro famiglie.




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"Anne Clough", William Richmond,
Collezione Newnham College, University of Cambridge. 
Anne, si trasferisce quindi con la cognata ad Combe Hurst, dove non intende riprendere un’attività nello specifico ma cerca di riposarsi, anche se intraprende viaggi in tutto il paese e la vicinanza con Londra la agevola a conoscere  persone per lei molto interessanti con cui confrontarsi sul suo tema preferito: l’istruzione delle donne. Conosce i Carter, parenti della cognata, in particolare lega con Alice Bonham Carter e la Signora Smith, che raccomanderà negli ultimi anni della sua vita al Re di Siam intenzionato a reperire insegnanti in Inghilterra per aprire una scuola femminile a Bangkok, o la Signora Davies e Madame Bidichon o la Signora Bostock.

Erano gli anni in cui alle donne veniva negato l’accesso agli esami di laurea mentre si assisteva alla nascita di scuole superiori femminili: la Queen’s College nel 1848, la Bedford nel 1849, la Cheltentham College e il dibattito era quindi forte, era chiaro che si rendeva reale l’esigenza di poter riconoscere alle donne gli studi fino ai massimi livelli.  Nel 1863 il Comitato Londinese si appellò al Sindacato che preparava le prove di esame per gli uomini affinché approntasse le stesse prove anche per le ragazze, l’esperimento riuscì e nel 1864 un dettagliato resoconto fu inviato al Senato dell’Università di Cambridge chiedendo la definitiva apertura agli esami per le ragazze che venne data nel 1865 e per tre anni, scaduti i quali in realtà divenne definitiva.
Questa esperienza fu importante per molte maestre che videro la necessità di unirsi nell’Associazione di Maestre, che si diffusero in varie città da Londra a Manchester e a Liverpool proprio per iniziativa di Anne stessa: “ Il fatto che l’Università di Cambridge ha mostrato interesse per l’istruzione femminile, ammettendo le ragazze all’ammissione degli esami locali, è stato un gran regalo per l’Unione ed è qualcosa per cui lavorare…”[4].
Nel 1866 Anne decise di dare un suo personale contributo al dibattito sulle mancanze dell’educazione femminile, inviando un suo scritto, basato sulla sua esperienza, alla Commissione istituita per questo scopo nel 1864: The Royal Commission, nota come la Commissione d’Inchiesta della Scuola. Il suo testo “Suggerimenti sull’ Organizzazione delle Scuole Femminili” contiene quindi una descrizione di tutti i limiti dell’educazione femminile che è, secondo Anne, superficiale e non dà stimoli intellettuali, ora con l’apertura alle donne agli esami universitari dei cambiamenti erano però necessari.
Anne passa ad elencare tre punti fondamentali di svolta: “Primo, un piano educativo, in parte composto dai membri delle Università, andrebbe messo a punto dal Governo per supervisionare l’educazione femminile. Secondo, che scuole giornaliere, in edifici solidi, devono essere attivate in ogni città e distretto e queste scuole private devono essere coordinate con le scuole pubbliche per alcune materie ed infine che nelle città più grandi devono essere tenute una serie di Letture sulle materie più importanti[5].
Anne fu invitata a leggere i suoi Suggerimenti nelle varie città  dove erano presenti le Associazioni di Maestre e le sue idee non solo vennero accolte ma favorirono addirittura la collaborazione tra le diverse Associazioni. Così furono istituite Letture da tenersi nelle varie città nonché un Consiglio eletto dalle varie Associazioni delle Maestre nel 1867 che prese il nome di Consiglio del Nord Inghilterra per la Promozione dell’Istruzione Superiore delle Donne. La prima lettura fu a tema astronomico e fu tenuta dalla Signora Stuart, membro del Trinity College, a Liverpool, Manchester, Sheffield e Leeds. Il Consiglio sarà attivo per ben sette anni, in cui Anne fece grande esperienza per quella che di lì a poco sarà la sua avventura più grande.

La Newnham College nel 1895.



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Nel 1871 fu infatti invitata a Cambridge dal fondatore delle Letture di quella città, il signor Sidgwick, per occuparsi di un ostello che avrebbe dovuto accogliere le studentesse che avrebbero voluto prendere parte alle Letture tenute lì o nei dintorni. Anne accetta solo dopo qualche insistenza e si trasferisce a Cambridge ma subito capisce che la sede, nel centro della città, non è adatta e aiuta a cercare la sede più propizia, dopo qualche ulteriore trasferimento, finalmente la sede definitiva viene costruita in quella parte di Cambridge che si chiama Newnham, da cui appunto prenderà il nome di Newnham College; grazie ai suoi contatti e sforzi, Anne riesce a racimolare i fondi per la costruzione di quella che oggi è la Old Hall, finita nel 1880.
L’anno seguente nel 1881 finalmente il Sindacato dell’Università di Cambridge riunito, delibera il riconoscimento dei Colleges preposti all’istruzione femminile finalizzata al riconoscimento degli Esami di laurea; da ora le donne erano certe di vedere i loro sforzi negli studi, riconosciuti venendo ammesse di certo agli esami universitari, ottenendo un certificato firmato dal Vice Cancelliere dell’Università.

Già dal 1876 Anne ha tutta l’organizzazione della Newnham nelle sue mani, la responsabilità delle ragazze, della loro salute, del loro tempo libero, delle letture e della struttura, occupandosi anche della Segreteria e della burocrazia. Si occupava inoltre dell’istruzione di ciascuna ragazza,  confrontandosi con ciascuna di loro sul proprio lavoro e sulle letture suppletive o di supporto se necessarie, e raffrontandosi poi infine anche con il signor Sidgwick. Tutto questo però con il passare del tempo e l’aumento considerevole delle iscritte e anche delle condizioni di salute di Anne dovette essere organizzato in un Comitato Educativo e in una Segreteria, tenuta dalla Signora Kennedy, con  Alice Bonham Carter quale Tesoriera, dopo la creazione della Newnham Hall Company, nata dalla fusione tra l’Associazione Letteraria, di cui Anne era presidentessa, e il Consiglio della Newnham Hall.

Il Cancello dedicato ad Anne all'interno della Newnham nel passaggio che unisce le due ali più antiche, che il College volle dedicarle dopo la sua morte. Anne infatti non riuscì a vedere l'unione delle strutture ma vi si era dedicata molto.
Foto di Keith Edkins.

Quello che caratterizzò la sua visione educativa fu che per lei la studentessa doveva essere seguita nelle sue inclinazioni, voleva che ciascuna alunna imparasse quello che era più confacente alle proprie predisposizioni anche se non era materia d’esame. L’istruzione per Anne era infatti uno strumento per prepararsi alla vita.




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Con il passare del tempo tuttavia, i suoi numerosi interessi, sempre in campo educativo, se non la scalfirono in modo evidente, fecero preoccupare più di una volta i suoi amici che la vedevano sempre più affaticata e stanca. Anne teneva infatti anche incontri nelle scuole di varie città, visitandone fino a cinque- sei nella stessa giornata; riceveva visitatori esteri interessati a quello che stava accadendo all’ educazione femminile in Inghilterra; viaggiava per il paese inaugurando scuole femminili rette da sue ex allieve, senza scordarsi di tornare a Ambleside nella sua prima scuola. Fece parte di varie commissioni create per eleggere le prime Presidi di scuole in Australia, così come incontrò il re di Siam  e gli suggerì la sua amica Smith come insegnante della scuola che il sovrano voleva aprire a Bangkok.




foto di Julia&Keld 
La sua salute era quindi messa a dura prova e malesseri vari si fecero sentire già dall’ inizio di Febbraio del 1862 quando ebbe degli attacchi respiratori e visitata dal medico, questo concluse che il suo cuore era in pessime condizioni. Curata da una delle sue nipoti, dalla cognata e da alcune sue assistenti della scuola, trascorse giornate a letto, debole ma sempre vigile e interessata a ciò che accadeva nella scuola e alla vita delle sue allieve. Il 27 Febbraio, guardando fuori dalla finestra, spirò dolcemente. Fu cremata, come da suo volere, a Grantchester, vicino Cambridge.

Nel suo ultimo discorso alle alunne che lasciavano il College nell’estate del 1861, qualche mese prima di morire, disse: “La porta è aperta ai piacevoli pascoli del sapere della vita, dove, per alcuni anni, credo, avete avuto istruzione e avete equipaggiato voi stesse per quello che succederà (…), State per costruire una nuova vita per voi stesse nelle vostre case o nel lavoro attivo. Sicuramente non dovrete avere paura; avete acquisito forza, avete acquistato potere, sarete in grado di creare qualcosa di piacevole e soddisfacente intorno a voi[6]. E alle sue alunne che restavano in casa, diceva: “Ovunque viviate, c’è sempre del lavoro da fare ma lasciate del tempo per speciali doveri domestici e per viaggiare[7] e soprattutto “Due o tre ore al giorno prendetevele per voi stesse[8].

Non sarà un caso se proprio la Newnham ispirerà Virginia Woolf per il suo “Una stanza tutta per se’ ”.

Nel suo College, negli anni hanno studiato: Sylvia Plath, Rosalind Franklin, Germaine Greer, Emma Thomson.

Il Newnham College è tutt’ora una pregiata istituzione dedicata alla sola istruzione femminile.




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Traduzioni a cura di Silvia Palandri




[1] CLOUGH B. A., “ A Memory of Anne Jemima Clough”, London, Ed. Edward Arnold, 1897, pag. 17.
[2] Ivi, pag. 94.
[3] Ivi, pag. 96.
[4] Ivi, pag. 110.
[5] Ivi, pag.114.
[6] Ivi, pag. 251.
[7] Ivi, pag. 247.
[8] Ibedem.



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