venerdì 24 luglio 2015

Amelia che ci insegnò a volare


Almanacco del 24 Luglio:








Oggi ricorre il 118° anniversario della nascita di Amelia Mary Earhart, nata il 24 luglio del 1897 in Kansas.
Prima aviatrice.

Con il suo coraggio e la sua caparbietà Amelia riuscirà ad andare oltre tutti gli stereotipi della sua epoca, facendosi apprezzare come aviatrice pionieristica a discapito dei fallimenti di altri suoi colleghi uomini.


Scopre l’aviazione a 23 anni accompagnando il padre ad un raduno in California, a Longbeach, nel 1920 dove per la prima volta sale su un aereo per dieci minuti grazie ad un volo turistico. Poco tempo prima ha intrapreso gli studi infermieristici in Canada dove aveva raggiunto la sorella per poi tornare a New York e terminare gli studi da infermiera e prestare la sua professione in un ospedale militare durante la Prima Guerra Mondiale.
Nel 1922, facendo tanti lavori e lavoretti e grazie all'aiuto economico della sorella e della madre, riesce a comprare il suo primo aereo, di seconda mano, un Kinner Airster di colore giallo,  da lei “battezzato” Canarino.

Nel 1928 arriva il suo primo incarico, attraversare l’Atlantico a bordo di un Fokker F7 chiamato “Friendship”con i colleghi Stultz e il meccanico Gordon; arrivano in Galles ma gli elogi sono tutti e solo per lei, la prima donna che abbia mai attraversato l’Oceano, altre tre donne infatti in quell’anno erano morte nello stesso tentativo. Per questa impresa, al suo ritorno,  fu quindi accolta da una parata a New York e fu ricevuta, insieme al resto dell’equipaggio, alla Casa Bianca dal presidente Coolidge.

Scrive un libro su questa esperienza, intitolato "20 Hours - 40 Minutes", pubblicato dall’ editore George Putnam che fino ad allora aveva editato solo opere scritte da Lindbergh. Negli anni scriverà anche altre due opere: "The fun of it" e "Last flight".




Le sfide continuano incessanti e nel 1931 stabilisce il record di altitudine a 5.613 metri, nello stesso anno sposa l’editore Putnam che, nel frattempo, era diventato il suo manager organizzando voli ed apparizioni pubbliche e contribuendo a creare la fama di Amelia.
L’anno dopo è l’unica pilota che, dopo Lindbergh, riesce a compiere la trasvolata in solitaria da Terranova fino in Irlanda, anche se la meta era Parigi ma per problemi di meteo dovette atterrare nella campagna irlandese. Al suo ritorno riceverà la medaglia della Society National Geographic direttamente dal Presidente Hoover. Per Amelia la sua impresa aveva anche dimostrato l’esistenza di pari capacità intellettuali, di coraggio e prontezza tra l’uomo e la donna.


E Amelia sarà anche la prima donna a volare direttamente senza scalo da Los Angeles al New Jersey. Nel 1935, sempre disposta ad osare lì dove altri fallirono, fu la prima in assoluto ad attraversare il Pacifico dalla California sino alle Hawaii.  Diventa così la prima ed unica nell'aviazione fino ad allora ad aver trasvolato in solitaria entrambi gli Oceani.



Amelia Earhart diviene quindi un simbolo importante nell'immaginario popolare oltre che un’ icona di stile che arriverà a disegnare divise per le future  aviatrici, guadagnando due pagine su 'Vogue', e ispirando una linea di valigie e bauli da viaggio nonché una linea di abbigliamento sportivo.

Arriva così il 1937 quando, forte della sua esperienza e capacità, Amelia decide di voler fare il giro del mondo,  parte quindi da Miami, arriva in Sud- America, prosegue in Africa e di lì in Nuova Guinea;ormai le mancano solo 7000 miglia è ormai vicina all'isola dove c’è la guardia costiera ad aspettarla e con cui è in comunicazione da giorni ma Amelia pur  comunicando  la sua vicinanza all'isola parla di un’effettiva incapacità di riuscire a vederla... vani saranno gli ulteriori tentativi della Guardia costiera e le comunicazioni si interromperanno il 2 luglio 1937.


Lo stesso presidente Roosevelt autorizzerà le ricerche dell’aviatrice, spendendo 4 milioni di dollari pur di ritrovarla ma non se ne saprà più nulla…

Nel 2010,  sull'isola di Kiribati o Nikumaroro sono stati ritrovati i resti di una scarpa ‘Oxford’ degli anni ’30, proprio come quelle che indossava Amelia, vecchi trucchi e ossa umane, attribuite all'aviatrice. Incoraggiati da questi ritrovamenti i membri del Gruppo internazionale per il Recupero di Aerei Storici (TIGHAR- International Group for Historic Aircraft Recovery) hanno approntato una nuova spedizione sull'isola convinti che è stata proprio l’ultimo approdo della Earhart in base a quella che è stata ribattezzata “L’ipotesi dell’ isola Gardner” dall’ antico nome dell'isola. Il gruppo di spedizione infatti già nel 2012 aveva rivelato con un sonar onde anomale nell'oceano che potrebbero corrispondere alla forma di una fusoliera, quella dell’aereo della Earhart, la particolarità di questa ennesima spedizione della TIGHAR, che ne ha già fatte 22 in quella zona, è quella, questa volta, di essersi fatta seguire da più di una decina di volontari, turisti paganti che hanno aiutato a perlustrare la vasta foresta dell’isola in cerca di possibili testimonianze dell’aviatrice.



Tante rimangono comunque le teorie, anche le più fantasiose, che riguardano la sua scomparsa, alcune sono fondate su testimonianze secondo le quali Amelia nel suo ultimo viaggio acconsentì a montare sul suo apparecchio macchine fotografiche per svolgere contemporaneamente una spedizione di spionaggio tale però che fu catturata dai giapponesi nelle mani dei quali, morì. Altre teorie, che contraddistinguono più o meno tutte le morti misteriose, la vogliono invece rientrata sotto finto nome in patria, dove è morta anziana e serena  quale una certa Irene Bolan anche se esami specifici hanno sconfessato ogni possibile compatibilità.
Nel 2017 uno speciale della TV History Channel ancora sosteneva di aver trovato in una vecchia foto d'archivio la testimonianza di una Amelia Earhart viva e superstite nelle isole Marshall.

Il Doodle che Google ha dedicato ad Amelia Earhart
Credits: Google
In realtà di Lady Lindy, come veniva chiamata, non si sa più nulla, rimane però il suo esempio di tenacia e coraggio anche per tutte le altre donne, in una lettera al marito scriverà: “Ti prego di sapere che so il rischio che corro, voglio farlo perché ho voglia di farlo. Le donne devono provare a fare le cose esattamente come ci provano gli uomini. Quando falliscono, il loro fallimento deve essere la sfida per altri”.

Numerose le commemorazioni nella filatelia, nei film, l’ultimo del 2009 con l’interpretazione di Hilary Swank, e nei libri. 
A Giugno 2015 è stato tratto un film da alcuni frammenti ritrovati dal figlio del fotografo personale di Amelia che ha tenuto il rullino per più di cinquant'anni chiuso nel suo studio e che ritrae l’aviatrice, il suo copilota e il marito, girato tra il Marzo e il Maggio del 1937, pochi mesi prima quindi della scomparsa di Amelia; da questi frammenti si è ricavato il film intitolato “Gli ultimi scatti di Amelia Earhart” a cui è seguito il libro di una ottantina di pagine scritto da Nicole Swinford.




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Bibliografia:

v   20 Hours - 40 Minutes” , 1928, ed. Putman;
20 Hours – 40 Minutes : Our Flight in the Friendship”, 2003,           Ed. National Geographic.
v   The fun of it”, 1933; 
ristampa del 2006 a cura di Ed. Chicago Review.
v   Last Flight”, 1937;
Last Flight, The world’s foremost woman aviator recounts, in her own words, her last, fateful flight”, 1996, Ed. Crown Trade.


Biografia:

v   Amelia, my courageous sister: biography of Amelia Earhart: True Facts About Her Disappearance”,  1987, di Muriel Earhart Morrissey e Carol L. Osborne; Ed. Osborne Publisher.
v   Letters from Amelia, 1901-1937, 1982,  a cura di  Jean L. Backus, Ed. Beacon Press.




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