mercoledì 24 maggio 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #30








#30 A Quiet Passion



In questo mese nel 1886 Emily Dickinson si spegneva nella casa dove per molti anni aveva scelto di passare la sua vita, una vita sempre più preclusa al mondo e sempre più dedicata alla poesia...in silenzio, senza che nessuno scoprisse più di tanto le delicate ma tenaci sensazioni che animavano il suo intelletto e la sua anima.

OG ha scelto quindi questa settimana un film dedicato alla vita della più grande poetessa americana tra le poetesse e scrittrici di sempre: “A Quiet Passion”.


Trama: Emily è una promettente studentessa quando decide di abbandonare la scuola e dedicarsi allo studio da casa per evitare l'ambiente sempre più coercitivo dell'istituto da lei frequentato.

Emily che è uno spirito molto sensibile e indipendente taglia ogni legame con la realtà scolastica , preferendo quella della sua dimora e scegliendo la cosa che più la gratificava, la scrittura.

Senza rendersene conto a mano a mano esclude dai suoi contatti tutte le persone non legate alla sua famiglia e si ritrova in una sorta di clausura volontaria in cui lei però si trova bene perchè sceglie di non avere vincoli che possano condizionarla, andando però così contro il padre, il fratello e la sorella, rigettando tutti i clichés riservati alle donne, dal matrimonio ai voti religiosi. Solo l'arte è il suo rifugio e al contempo la sua esistenza.

Scelto perché: Emily Dickinson è una poetessa straordinaria che è sopravvissuta nella sua essenza, quella dei suoi scritti, oltre ogni spazio e tempo...è la incarnazione di un'arte superiore che non ha avuto bisogno del mondo esterno ma anzi ha trovato la sua libertà lontana dai condizionamenti che inevitabilmente erano costantemente e pesantemente presenti alla sua epoca soprattutto per le donne, forse per questa sua ricerca di indipendenza e allo stesso tempo di realizzazione personale dobbiamo il fascino ancora intatto che esercita in un mondo che si è notevolmente complicato, che se ha guadagnato alcune libertà ne ha perse altre a cui forse sarebbe d'esempio Emily nel ricercare una propria dimensione che travalichi le aspettative e la frenesia quotidiana per lasciare più spazio alle nostre sensazioni, ai nostri più profondi pensieri e sentimenti a cui grazie soprattutto alle sue poesie Emily riesce ancora a dar voce.


Titolo: A Quiet Passion
Anno: 2016
Nazionalità: UK, USA, Belgio
Durata: 125v min.
Regia: Terence Davies
Sceneggiatura: Terence Davies
Cast: Cynthia Nixon, Jennifer Ehle, Duncan Duff, Keith Carradine, Jodhi May





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lunedì 22 maggio 2017

Arcangela Tarabotti: una monaca in difesa delle donne








Il mio incontro con Suor Arcangela Tarabotti, al secolo Elena Cassandra Tarabotti, risale a più di dieci anni fa quando mi laureai proprio sulla figura di Arcangela con una tesi dal titolo "L'istruzione femminile nel pensiero di Arcangela Tarabotti" grazie alla Professoressa Anna Maria Ginevra Conti Odorisio, che per chi non la conoscesse è una delle maggiori studiose ed esperte di Women's Studies in Europa. 

La passione che scaturì da quell'incontro è ancora viva e non potrebbe essere diversamente visto la caratura della donna in questione. Mi “innamorai” di Arcangela Tarabotti per la forza delle sue parole che in alcuni suoi scritti diventa veemenza nel difendere la dignità femminile.


Arcangela Tarabotti nasce a Venezia nel 1604 e ancora poco più che bambina viene destinata al convento dai suoi genitori probabilmente per un difetto fisico, era infatti claudicante, oppure perché maggiore tra le sorelle in questo modo dava alla famiglia Tarabotti la possibilità di procrastinare la spesa per le doti delle altre figlie più piccole, fatto sta che la pratica delle monacazioni forzate era una pratica molto in uso in quel tempo ed era tollerata sia dal Governo veneziano che dalla Curia.

Arcangela prese i voti ancora da adolescente e ricordando il rito di passaggio nei suoi scritti ormai da adulta ancora ne parla con un senso di disperazione per la condizione di forzata, un senso di oppressione che non la abbandonerà mai nel corso della sua vita, sacrificata all'interno di un monastero benedettino, quello di Sant'Anna. Suor Arcangela però ricorderà sempre anche il tradimento subito da parte dei suoi genitori che l'avevano costretta al chiuso di un chiostro a vita e nella sua opera “La semplicità ingannata” usa la metafora proprio di un uccellino che ignaro e fiducioso si libra nell'aria ma che viene invece preso in una rete e intrappolato. 


Il monastero di Sant'Anna a Venezia
dove nel 1617 Elena prese i voti
diventando Suor Arcangela


Credits By Didier Descouens 
La grandezza della figura di Arcangela è che, partendo dalla sua condizione personale, riesce ad individuare  gli aspetti economici e sociali che portano tante disperate nei conventi e monasteri;  ritrova motivazioni socio-economiche, come diremmo oggi, che riguardano l'intera società barocca veneziana.  Riesce a capire e mettere in luce le ragioni che portano il Governo veneziano e i suoi cittadini ad una pratica così odiosa per le loro figlie ma anche agli occhi di Dio, infatti Arcangela sottolinea anche le responsabilità che la Chiesa, nonostante il Concilio di Trento, dimostra in questa consuetudine. 

Suor Arcangela dà così voce al suo malessere e disagio ma non solo “vendica” infatti tutte le sfortunate come lei, chi non ricorda la manzoniana monaca di Monza?, e addirittura usa gli stessi versi delle Sacre Scritture per difendere le donne, tutte, dagli attacchi misogini che all'epoca si riversavano sulle donne, tutte, in quanto tali cioè esseri inferiori nate solo per servire l'uomo. Suor Arcangela Tarabotti infatti seppur come autodidatta difenderà  le donne dalla polemica dell'epoca che voleva mettere in dubbio l'esistenza di un'anima anche per il genere femminile e lo farà appellandosi alle Sacre Scritture e al Vangelo.

Arcangela Tarabotti è passata alla Storia come Suor Arcangela ma lei forse si pensava solo e semplicemente Elena che voleva essere: “Una stella errante” e io ho cercato così di raccogliere la sua testimonianza di donna e portare la sua voce al di là del suo tempo...

Così per Wikidonne, il progetto di Wikipedia per diminuire il gap di genere presente nelle voci enciclopediche curato dalle utenti, storiche, accademiche, giornaliste, insegnati, scrittrici... ho curato la voce enciclopedica che la riguarda mentre il mio ultimo contributo è per il blog "Women's History Network" curato da un'associazione di accademiche delle varie università inglesi che si occupano di Women's Studies: "Arcangela Tarabotti, Elena Cassandra: a feminist Venetian Republic  Nun ".  

Qui puoi leggere il post su
Arcangela Tarabotti su
Women's History Network



















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martedì 16 maggio 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #29



Giovanna d'Arco, statua in piazza delle Piramidi, Parigi.
Emmanuel Fremiet, 1874


#29 Giovanna d'Arco


Il 16 maggio del 1920 Papa Benedetto XV canonizza la pulzella d'Orleans, Giovanna d'Arco. Figura storica femminile dall'indiscusso fascino, a lei sono state dedicati libri, saggi, quadri, pièce teatrali e film.

OG vi propone questa settimana il film premio Oscar: “Giovanna d'Arco” del 1948 interpretata da Ingrid Bergman  che fu candidata come miglior attrice ma questo film vinse comunque tre Oscar: fotografia, costumi ed onorario al produttore, Walter Wanger.
Il film però più recente a lei dedicato è quello del 1999 di Luc Besson con Milla Jovovich.

Trama: Siamo in Francia durante la Guerra dei Cent'anni tra Francia e Inghilterra, i numerosi scontri contro gli inglesi mettono in serie difficoltà il popolo francese. Dalle campagne però emerge una ragazza, Giovanna, che guidata dalla fede si impone all'attenzione perfino del Re che dopo averla messa alla prova, convincendosi delle sue capacità, le affida la guida dell'esercito francese contro gli usurpatori.
Giovanna alla guida dei soldati vince lo scontro diventando un'eroina tra i soldati, il popolo e il re ma quando viene catturata dalla fazione dei borgognoni che la vendono agli inglesi, il re Carlo VII non va più in suo aiuto, perchè già in trattative di pace con gli inglesi.
Giovanna confessa che la sua forza e capacità sono riconducibili alle voci divine che sente e che la guidano, così il re stesso decide di lasciarla al suo destino e alla persecuzione dell'Inquisizione che la condannerà al rogo, dopo innumerevoli torture per farle confessare di essere una strega.
Giovanna d'Arco solo dopo la sua morte sarà riconosciuta una martire e un'eroina anche dalle generazioni successive.



Scelto perché: La pulzella d'Orlèans è una figura storica entrata ormai nel mito e nell'immaginario collettivo ma fu “solo” una delle tante donne che subirono l'Inquisizione senza che le sue indiscutibili doti militari la salvarono dal preconcetto e dall'ignoranza. E' la più nota donna finita al rogo di cui si ha memoria storica a cui nei secoli si è cercato più volte di rendere giustizia ma forse l'unica che ebbe fu quella della Chiesa che la proclamò, dopo secoli, patrona di Francia.


Titolo: Giovanna d'Arco
Titolo originale: Joan of Arc
Nazionalità: USA 
Anno: 1948
Durata: 145 min.
Regia: Victor Fleming
Cast: Ingrid Bergman,  Francis, L. Sullivan



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venerdì 12 maggio 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #28


Maria Antonietta nel 1769, Joesph Ducreux.

 Credit: Wikipedia



#28 Maria Antonietta



Questa settimana ricorre l'anniversario della nascita di Olympe De Gouges, l'intellettuale che durante la Rivoluzione Francese lottò per rivendicare i diritti delle donne e per questo fu giustiziata al patibolo. OG vi propone un film che ripercorre, seppur in chiave moderna, gli avvenimenti principali di quei giorni nella sceneggiatura di Sofia Coppola e il suo “Maria Antonietta” del 2006.

La rivisitazione di questo film che unisce la visione “in costume” alla contemporaneità l'ha reso soggetto a numerose critiche ma anche ad altrettanti elogi.

Trama: Siamo nella seconda metà del 1700 e Maria Teresa, Imperatrice d'Austria, decide di dare in sposa al Delfino di Francia una delle sue figlie per instaurare un legame politico con questo paese europeo da sempre rivale dell'Impero Asburgico. La scelta ricade su Maria Antonia Giuseppa, arciduchessa d'Austria che però è abituata ad una realtà regale molto diversa da quella che la aspetta in Francia.
Una volta nel suo paese, la Francia, Maria Antonietta dovrà ben presto adattarsi ai nuovi usi e costumi del suo popolo e della sua Corte ma non senza difficoltà e visto che il suo è stato un matrimonio “di Stato” e le cose con il marito non vanno bene, il matrimonio non viene neanche consumato, Maria Antonietta si consola con gli aspetti più futili e mondani di Corte.

Gli ingenti debiti dello stato francese, impegnato a supportare la rivoluzione americana, impoveriscono la popolazione creando un forte mal contento popolare che sfocia soprattutto contro la Regina Maria Antonietta, che nel frattempo è diventata madre dell'erede al trono...la Rivoluzione è alle porte e la vita dei sovrani francesi è appesa ad un filo, anzi ad una carrozza mentre tentano di scappare e lasciare la Francia.


Scelto perché: Le donne nella storia emergono soprattutto come “merce di scambio” tra paesi che per “ragioni di Stato” combinano matrimoni per creare o rinsaldare legami dinastici e di potere politico. La vicenda tristemente nota di Maria Antonietta è da sempre emblema di queste politiche matrimoniali adottate soprattutto in epoca moderna. Il periodo della Rivoluzione francese in cui la vicenda è ambientata poi ha visto nel tempo la riscoperta anche da parte di importanti storici della presenza e del contributo delle donne che però poi alla resa dei conti sono state rilegate in ambiti privati o quelle più scomode, come fu Olympe de Gouges, giustiziate.

Titolo: "Maria Antonietta"
Titolo originale: "Marie Antoinette"
Nazionalità: USA, Fr
Anno: 2006
Durata: 125 min.
Sceneggiatura: Sophia Coppola
Regia: Sophia Coppola
Costumi: Milena Canonero
Cast: Kristen Dunst,  Judy Davis, Jason Schwartzman



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mercoledì 3 maggio 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #27







#27 Il resto di niente



Eleonora de Fonseca Pimentel fu una scrittrice, poetessa, intellettuale e politica del XVIII secolo di origine portoghese, nata a Roma e vissuta poi a Napoli dove le sue origini aristocratiche non le impedirono di prendere parte più che attivamente alla nascita della Repubblica Napoletana nel 1799 insieme a illustre figure dell'intellighenzia partenopea infatti fu tra le fondatrici dell'esperienza repubblicana. Il film di questa settimana, basato sul libro di Enzo Striano, parla proprio della sua biografia ripercorsa nel film del 2004.

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nello stesso anno, il film vince il Davide di Donatello per i costumi e viene nominato per l'interpretazione femminile e miglior sceneggiatura.

Trama: Il film si basa sulla vita di Eleonora de Fonseca Pimentel che rivive la sua straordinaria vita giacobina affianco dei più importanti personaggi intellettuali della città partenopea, come il Conte Francesco Pignatelli, Domenico Cirillo, Mario Pagano, con cui darà inizio all'esperienza Repubblicana che però ha vita breve, in pochi mesi si restaura la monarchia che comincerà a darle la caccia insieme a tutti i suoi compagni e sostenitori.
Eleonora ripercorrerà così la sua esistenza e il suo personale percorso di donna colta in una Napoli di fine Settecento che non ha capito fino in fondo l'opportunità di libertà che lei e i suoi alleati erano riusciti a creare e offrire al popolo napoletano.

La cittadina Eleonora Fonseca Pimentel, che rinuncia alla sua aristocraticità in favore di un bene più grande, il bene comune che solo la Repubblica può garantire, alla fine della sua vita accetterà con dignità e coraggio, meritandosi il rispetto del suo stesso boia, la conseguenza che la libertà repubblicana garantisce al suo popolo: l' auto-determinazione dei popoli che porterà però a restaurare la monarchia, la dittatura contro cui Eleonora non ha paura di perdere la vita, senza libertà, senza Repubblica cosa altro resta? Nulla...anzi “come dicono a Napoli, il resto di niente”.


Scelto perché: In questo film si rivivono le stagioni che hanno portato un Regno alla prima esperienza moderna di Repubblica, una vicenda essenziale della Storia italiana a cui ha preso parte a pieno titolo e in prima persona una donna colta, intellettuale, fiera e decisa che fino alla fine ha portato avanti le proprie idee dando una precisa impronta all'esperienza repubblicana napoletana insieme a tutti gli altri intellettuali partenopei e che merita di essere conosciuta e ricordata nei libri di Storia e nelle pagine di cronaca repubblicana affinché si avveri quello che essa stessa sul punto di morte, salita sul patibolo pochi attimi prima di morire pronunciò in latino, sommessamente quasi come una prieghiera: Forsan et haec olim meminisse iuvabit- Forse un giorno gioverà ricordare queste cose”.


Titolo: Il resto di niente
Anno: 2004
Durata: 103 min.
Nazionalità: ITA
Regia: Antonella De Lillo
Sceneggiatura: Antonietta De Lillo, Giuseppe Rocca
Produzione: Mariella Li Sacchi, Amedeo Letizia
Costumi: Daniela Cancio
Cast: Maria de Medeiros, Rosario Sparno, Imma Villa






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